La potenza di una storia: condividere per guarire

da | 2 Set 2020 | Sapevi che... | 0 commenti

Distinguersi dalla massa è cosa ardua al giorno d’oggi.

Sono ormai diversi mesi, forse un anno, che ho cambiato radicalmente modo di approcciarmi al paziente.

Quando studi, seriamente, il dolore capisci che è sempre una somma di piccole cose. Sarebbe da stupidi concentrarsi solo sull’evento scatenante… oltre che essere del tutto improduttivo!

L’essere umano è un’animale sociale. Quando soffre di dolore cronico sente l’esigenza di non sentirsi solo!

Ha bisogno di sapere che ci sono altre persone che patiscono sua la stessa sofferenza.

Ha bisogno di sapere che in qualche modo alcuni ne sono usciti.

Perché?

Non si fida più degli specialisti e cerca un’ancora di salvezza dall’altra parte, la parte del paziente.

Dalle mie parti si dice che se hai un problema devi andare “dal patuto (colui che ha patito) e non dal saputo (colui che sa)”

Da queste consapevolezze nasce l’idea di condividere le storie dei miei pazienti e di conseguenza il mio modo di lavorare.

Non è un modo per auto-celebrarmi, piuttosto spiegare alle persone che ci sono tante strade per risolvere un problema fisico!

Risultato?

Funziona! Ecco a voi la testimonianza di un mio nuovo paziente.

Più o meno un mese fa ho iniziato a stare poco bene, come un fulmine a ciel sereno ho cominciato a soffrire di attacchi di panico. Sono stato al pronto soccorso e dalle analisi effettuate non sono emerse particolari problematiche fisiche. Ma i malori sono continuati. D’improvviso sentivo mancarmi l’aria, le gambe iniziavano a tremare fino a non poter camminare e iniziavo a sentire formicolio lungo braccia e gambe. Tutto questo, unito al fatto di essere ipocondriaco, mi faceva temere il peggio… Finché mi sono imbattuto in un post pubblicato da Giorgio in cui si raccontava di una ragazza che soffriva di una sintomatologia per alcuni aspetti simile alla mia. Così, dopo aver avuto ancora altri “attacchi”, ho deciso di fissare un appuntamento con lui: sentivo che c’era qualcosa che proprio non andava nelle mie gambe. Mi aspettavo mi visitasse, invece, dialogando con me, mi ha aiutato a “vuotare il sacco”: mi ha chiesto di raccontargli come avessi trascorso gli ultimi 5 mesi… Dopo un confronto di quasi due ore mi ha spiegato come lo stress accumulato può logorare in modo invisibile, facendomi notare per esempio come la poca stabilità delle mie gambe dipendesse da un mio preciso modo di pensare ai sintomi che accusavo, e infatti, uscendo dal suo studio ho percepito più sicurezza nel camminare. Così ho iniziato ad intraprendere un percorso caratterizzato non solo dall’attività fisica, ma anche dall’osservare tutto ciò che di bello ci circonda e nel cercare di relazionarmi quanto più possibile con amici e parenti. Giorgio mi ha anche informato del fatto che il cammino sarebbe stato lungo e faticoso, però già dopo due settimane, seguendo alla lettera tutto ciò che mi ha consigliato di fare, ho cominciato a stare molto meglio ed ho accusato un solo “vero” attacco di panico gestito benissimo come mi aveva preventivato: ho avvertito le gambe più forti, a differenza dei casi precedenti. Sono consapevole che sono solo all’inizio di questo cammino, ma il fatto di poter contare in ogni momento su di lui e che continuamente afferma: << Ce la FAREMO! >>, mi fa stare bene.

Ricordate che c’è sempre un’altra!

Non arrendetevi!

Hai domande? Siamo qui per questo!