Oggi vi racconto un’altra bella storia. Siamo agli inizi di Maggio, le maglie del lockdown iniziavano ad allargarsi e io ricomincio ad esercitare (finalmente) la mia attività in studio.
Mi contatta un amico chiedendomi aiuto, non per se stesso ma per la cognata.
Formicolio alle mani e ai piedi, senso di vuoto nella testa, stanchezza cronica, tutti sintomi che da qualche anno a questa parte fanno scattare il mio sensore “dolore cronico”. Senza fare troppe domande fisso un appuntamento per il giorno dopo.

Sospettavo che mi sarei trovato di fronte una paziente molto molto sofferente.
Quando si è seduta ho avuta la netta sensazione che la sua mente fosse in lockdown e purtroppo non mi ero sbagliato.
“Raccontami la tua storia”
Nonostante la fatica che faceva a tirar fuori tutte le parole ha vuotato completamente il sacco. Era divorata dalla convinzione di essere affetta da una patologia che poco alla volta le stesse succhiando la vita.
I suoi sintomi in effetti ricordano le brutte bestie che possono affliggere il nostro sistema nervoso e fanno venire i brividi solo a menzionarle: sclerosi multipla, SLA, tumore al cervello.

Lei però, prima di recarsi da me, ha effettuato una serie di esami per escludere proprio queste patologie. Sono tutti negativi, niente patologie del sistema nervoso.
Eppure soffriva ad intermittenza di formicolio agli arti, sentiva le gambe debolissime, aveva difficoltà a parlare, le si offuscava la vista. Qualcosa non andava.
Abbiamo iniziato insieme un percorso faticosissimo. Il nostro primo incontro è durato un’ora e mezza, un tempo enorme per un seduta di fisioterapia.
Cos’abbiamo fatto?
Semplice, abbiamo parlato. Lei mi ha raccontato la sua storia, io le ho raccontato di come la mente possa generare sensazioni fisiche dolorose in assenza di alcun tipo di danno. Naturalmente non mi aspettavo che metabolizzasse tutti quei concetti così “strani” durante una sola seduta quindi ci siamo posti degli obiettivi.
La cosa che la distruggeva era la fatica a buttarsi giù dal letto al mattino, quando prima del lockdown scendeva regolarmente di casa per andare a lavoro alle 6.30, senza faticare granchè. Le ho chiesto di svegliarsi presto al mattino, scendere a fare una passeggiata e ascoltare il suo corpo. I primi tempi è stata davvero dura, mi raccontava di tornare distrutta a casa.
Lei è stata una leonessa, non ha mai mollato ed oggi la camminata del mattino è diventato il momento che lei dedica a se stessa, ad ascoltarsi.
Avete presente le montagne russe? Questo è stato il suo precorso fino ad oggi. Un susseguirsi di salite e discese, momenti sì e momenti no.

Ora il percorso inizia a regolarizzarsi. Le discese sono sempre meno ripide. Le maglie del suo lockdown iniziano ad allentarsi.
Qualche giorno fa le ho chiesto di scrivere la sua storia. Lei, che è davvero troppo dura con se stessa, mi ha chiesto di tagliarla perchè, a suo dire, non possiede il dono della sintesi.
Io ho deciso di non tagliarla così che ne possiate cogliere ogni sfumatura.
Quattro mesi fa, in piena quarantena, ho iniziato ad accusare un forte malessere fisico,
caratterizzato da estrema debolezza, dolore agli arti, accompagnati da bruciori e formicolii
continui, difficoltà visive, offuscamento della mente, difficoltà nel parlare. Nonostante gli
esami medici a cui sono stata sottoposta abbiano escluso patologie gravi, ho continuato a
star male per settimane intere, anche a causa della somministrazione di un farmaco che
ha peggiorato ancor di più la situazione. Mi sembrava di essere finita in un vicolo cieco:
accusavo difficoltà nel camminare, nell’uscire di casa, avevo bisogno di uno sforzo titanico
per poter svolgere le mie normali attività, lavoro compreso, persino una giornata di mare
era difficile da sostenere, al mattino facevo fatica a buttarmi giù dal letto, non riconoscevo
più me stessa e il mio corpo. Una grande paura di non farcela ha preso il sopravvento su
di me.
Due mesi fa ho conosciuto Giorgio. Ho scelto d’incontrarlo perché speravo potesse
mettere a tacere il mio dolore attraverso qualche manovra fisioterapica.
Durante il nostro primo incontro per circa mezz’ora ha ascoltato il grande disagio che
vivevo e con un linguaggio molto semplice e pratico ha dato una spiegazione scientifica a
tutti i miei sintomi. Già questo mi è stato di enorme aiuto.
A fine seduta mi ha proposto un percorso fisico fatto “semplicemente” di passeggiate e
successivamente di esercizi che mi consigliava di svolgere, gradualmente, ogni giorno.
La cosa però che più mi ha sorpresa è stata il sentirmi dire “ogni giorno devi aggiornarmi
sul tuo stato fisico”. In un primo momento non capivo il motivo di questa sua richiesta, l’ho
compreso però nei giorni successivi.
Uno dei punti di forza del rapporto medico che s’instaura con Giorgio è infatti la sua
continua presenza nella vita del paziente: questo cammino di ripresa fisica era ed è in
continua salita perché a momenti di benessere e di fiducia, se ne alternano altri di forte
“down” in cui la paura e lo scoraggiamento riprendono il sopravvento. Il fatto però di poter
raccontare tutto questo, soprattutto quando si è fuori dal suo studio, attraverso un
semplice vocale WhatsApp è utilissimo perché lui con molta pazienza è sempre pronto a
spigarti, a fornirti le ragioni per cui il tuo organismo risponde in una certa maniera e questo
consente d’imparare a conoscere il proprio malessere fisico, a dare un giusto significato ai
segnali che il corpo emana in certe situazioni e soprattutto permette di perseverare nel
percorso di ripresa da lui consigliato.
Inoltre ogni qual volta ho incontrato o sentito telefonicamente Giorgio per capire se ci
fossero stati o meno miglioramenti, si è sempre interfacciato con me utilizzando non la
parola tu, ma noi, non verbi al singolare, ma al plurale:
“ne usciremo, andiamo avanti, la nostra è una collaborazione, lavoriamo insieme,
cresciamo insieme” sì perché il protagonista del percorso sono io in prima persona, però
lui oggettivamente combatte insieme a me attraverso i suoi consigli, i suoi messaggi, le
sue spiegazioni, ma soprattutto con il suo modo molto particolare di curare che è un vero e
proprio “prendersi cura” del paziente: ci si sente meno soli di fronte al dolore fisico.
È stato l’insieme di tutte queste cose a donarmi una grande spinta nel cercare
d’impegnarmi al massimo delle mie possibilità in ciò che Giorgio mi ha indicato di fare,
permettendomi soprattutto di fidarmi di lui.Nell’ ultima settimana ho iniziato a percepire i benefici di questo approccio al mio
malessere: ho ripreso ad alzarmi presto al mattino, le mie gambe e le mie braccia sono
meno vacillanti, avverto proprio il bisogno di svolgere le attività proposte da Giorgio: si è
riacceso un grande desiderio di vita.
Questa esperienza mi ha aiutata a comprendere come il nostro corpo non ci appartenga
fino in fondo ma possiamo imparare a conoscerlo e a prendercene cura, con semplici
pratiche e senza l’utilizzo di farmaci che mettano a tacere la mente, mi sembra di avere
meno pretese e più tenerezza verso me stessa.
Giorgio è sicuramente una di quelle figure mediche di cui il nostro sistema sanitario ha
davvero bisogno per il suo modo umano e professionale di “fare medicina”: con lui ci si
sente a casa, cioè liberi di essere sé stessi e accompagnati fino al punto in cui si diventa
autonomi e sicuri nella gestione della propria problematica fisica.