Il caso Zaniolo: tutta colpa della casualità?

da | 17 Set 2020 | Sport & Scienza | 0 commenti

Oggi facciamo due chiacchiere sul mondo sportivo.

Abbiamo visto tutti i titoloni dei giornali all’indomani di Italia-Olanda del 7 Settembre: Zaniolo ha rotto di nuovo il crociato o si tratta di una banale distorsione?

Sfortuna vuole che qualche giorno prima lo avessi comprato al Fantacalcio puntando tutto su di lui.

Potrete facilmente capire l’ansia per le sue condizioni. Il giorno seguente all’infortunio andavo ogni mezz’ora sulla Home della Gazzetta dello Sport casomai ci fossero stati aggiornamenti, fino al verdetto…

dal Corriere dell Sport di mercoledì 09/09/2020

Tutto normale, cose che succedono ai calciatori…

Se non fosse che 9 mesi prima rompe il crociato anteriore del ginocchio destro.

Ora va via il sinistro.

Qualcuno inizia a porsi, giustamente, delle domande.

  • che succede?
  • come mai appena rientrato rompe l’altro crociato?
  • c’entra qualcosa con il vecchio infortunio?
  • si sta forse sbagliando qualcosa?
  • colpa del chirurgo?

Si scatena il classico tram tram social che vede decina di migliaia di ortopedici e fisioterapisti (laureati all’università di Google) lanciare la loro teoria nel marasma generale.

Proviamo a capirci qualcosa?

Oggigiorno anche il mio salumiere sa che un calciatore torna a giocare dopo 6 mesi dall’intervento di riparazione del legamento crociato anteriore.

Addirittura qualche anno fa si è scatenata una gara per far tornare i giocatori in campo dopo 5 mesi.

Qualche esempio?

Sfortuna. Non c’è termine clinico che possa definire meglio quanto accaduto ad Arkadiusz Milik contro la Spal. Il responso della risonanza magnetica non lascia dubbi: rottura del legamento crociato del ginocchio destro. Esattamente lo stesso infortunio subìto un anno fa con la maglia della Polonia, ma nel 2016 era stato il crociato sinistro a spezzarsi. Una Via Crucis sperimentata già da altri calciatori. Ne sa qualcosa il portiere del Genoa Mattia Perin, operato a entrambi i legamenti e tornato a giocare a tempo di record. Ad aprile 2016 l’operazione a Villa Stuart per il ginocchio destro, 110 giorni dopo il ritorno in campo contro il Sassuolo al Mapei Stadium, proprio dove si era infortunato. Poi la sfortuna ha deciso di intervenire ancora, 4 mesi dopo: rottura del crociato sinistro durante Genoa-Roma. Nuova operazione dal Prof. Mariani e ancora un recupero lampo, con il rientro dopo 5 mesi. 

Sky Sport – Calcio – Serie A

I giornalisti parlano di sfortuna…

Leggendo altri articoli si nota una grande enfasi sulla velocità nel ritorno in campo, una cosa prodigiosa a quanto pare…

Ma non è tutto oro quello che luccica!

Eppure la letteratura scientifica parla chiaro!

Sono decisamente troppo pochi 5/6 mesi per il ritorno all’attività agonistica, per una questione biologica: un tessuto per “rimettersi in piedi” ha bisogno di tempi ben precisi che non possiamo in nessun modo modificare!

Sapete mediamente quando torna in campo un giocatore di NBA?

Dopo 9/12 mesi… avete capito bene, il doppio dei nostri calciatori… nonostante oltreoceano gli interessi economici legati alla palla a spicchi siano incredibilmente più alti rispetto al calcio europeo.

Danilo Gallinari per un intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore ha dovuto saltare una stagione intera (2013/2014)

Quanto conta l’esperienza del chirurgo nel recupero?

Zero Spaccato!

Non vi sono dati in letteratura che dimostrino come un chirurgo che fa 20 crociati al giorno possa facilitare il recupero dell’atleta rispetto ad un altro chirurgo che ne fa 1 al giorno… ogni riferimento è puramente casuale!

Immagine presa dal collega Roberto Ricupito

Quindi…

  • 5/6 mesi sono decisamente pochi per tornare all’attività agonistica, il rischio di infortunarsi nuovamente è alto
  • è necessario rispettare i tempi biologici (9-12 mesi) perché, spesso lo dimentichiamo, non siamo macchine
  • è ora che l’atleta inizi a studiare il minimo indispensabile per capire che lo stanno trattando come merce di scambio mettendo la sua salute in secondo piano
  • nel mondo dello sport ad alti livelli la figura del fisioterapista rappresenta l’ultimo anello della catena decisionale… purtroppo per l’atleta e per le stesse società che investono milioni e ne perdono altrettanti per infortuni
  • il chirurgo dovrebbe decidere diversamente i criteri per il ritorno in campo dell’atleta e fidarsi molto meno della sua “esperienza”

Tornando infine alla domanda iniziale, no, nessuna casualità.

Hai domande? Siamo qui per questo!